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SECONDA GUERRA MONDIALE

GIAPPONE

 

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Giappone: II Guerra Mondiale

L’entrata in guerra del Giappone, al fianco della Germania e dell’Italia, fu un evento molto importante che coinvolse anche gli Stati Uniti d’America ad unirsi  al conflitto.

 

Il Giappone aveva iniziato già dagli anni ’30 ad attuare diverse operazioni militari (ossia l’occupazione di una grande quantità di territorio) in Asia, causando scompiglio per la Repubblica Cinese. A causa di queste occupazioni, venne fondato, nel ’32, il Manzhouguo (Impero di Manciuria): stato fantoccio guidato da emissari giapponesi ed utile per una questione di strategia.

A causa delle varie critiche ricevute sulla illegittimità delle sue azioni, il Giappone uscì dalla Società delle Nazioni. Quest’ultimo, isolato com’era, si avvicinò con il tempo a Germania e Italia: dopo poco, le tre potenze, firmarono il Patto antiComintern nel 1936.

 

Inizialmente il Giappone ebbe successo nel conflitto mondiale, grazie alle sue operazioni militari: difatti riuscì ad impadronirsi di Hong Kong e ad assestare colpi alla marina militare britannica. Molti Paesi sotto il controllo della Gran Bretagna caddero, come le Filippine, e la Nuova Guinea, utilizzata come base d’appoggio dagli anglo-americani, venne invasa.

 

Nella battaglia delle isole Midway, il Giappone aveva intenzione di distruggere le portaerei americane ma l’USA capì le intenzioni del nemico e riuscì a creargli una trappola: con dei radar, intercettarono le navi avversarie e le due portaerei distrutte nelle battaglie precedenti. I giapponesi fallirono, persero mezzi e veterani di guerra, e questo portò ad un arretramento di questi ultimi.

 

Guadalcanal fu il primo avamposto a cadere ed il Giappone perse terreno in Nuova Guinea. Gli americani iniziarono a riconquistare varie isole del Pacifico a partire dagli anni ’43. Gli Alleati sconfissero i giapponesi a Saipan, nel Mar delle Filippine.

 

Il Giappone, con l’intenzione di entrare in India, fallì  di nuovo e quindi perse un ulteriore vantaggio in Occidente. A seguito di tutti questi fallimenti, i giapponesi misero in atto il piano ichigo sakusen: fatto per compromettere i supporti logistici americani con un avanzamento in Cina, eliminando le varie basi nemiche. L’operazione fallì a causa dei bombardanti da parte degli Stati Uniti.

 

I giapponesi continuarono a perdere isole su isole con l’andare avanti di varie battaglie arrivando, tra il 1944 ed il 1945, a perdere le Filippine nella battaglia finale combattuta a Luzon, contro gli americani.

 

Il territorio giapponese venne invaso nel ’45: i soldati giapponesi affrontarono gli americani nascondendosi nelle varie grotte e, così facendo, riuscirono ad annientare molti avversari ma, nonostante ciò, persero miseramente.

 

Il 6 ed il 9 agosto del 1945 ci furono dei bombardamenti atomici ad Hiroshima e Nagasaki, come atto finale da parte degli Stati Uniti per portare il Giappone ad arrendersi. Durante questi attacchi nucleari furono annientati dai 100.000 ai 200.000 civili. Dopo meno di una settimana dall’ultimo bombardamento, l’Imperatore Showa trasmise un messaggio dove comunicava la fine delle ostilità.

 

DICHIARAZIONI DI POTSDAM

Fu un documento firmato il 26 luglio 1945 da Harry S. Truman (presidente statunitense), Winston Churchill (primo ministro britannico) e Chiang Kai-shek (presidente della Repubblica di Cina). Qui vi erano le condizioni per la resa del Giappone, a seguito dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, e quest’ultimo fu costretto ad assecondarlo altrimenti sarebbe andato incontro alla distruzione.

Le dichiarazioni dicevano che le forze alleate avrebbero dovuto occupare l’arcipelago per vari anni così da evitare l’insorgere di un ulteriore conflitto con una nuova retorica nazionalista. Nonostante ciò, vi furono anche delle garanzie come quella di far tornare i militari giapponesi in patria.

 

Con questo controllo, il Giappone avrebbe avuto una ripresa economica, avviandosi anche verso la democrazia. L’occupazione, iniziata nel 1945, terminò nel 1952.

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